9 cose inutili da fare a Roma prima della fine del mondo

Femmina d'Ombra

Roma, la città eterna, di immortale ha solo la fama. Per il resto è un minestrone di noia incinta, approssimativa e sostanzialmente ignorante. D’altra parte cosa volete da una città che si è sviluppata sopra cimiteri, cripte e cadaveri? Già tanto che non collassi all’interno della sua stessa zella e cupidigia. Quindi per tutti quelli che giungono in città, a chi ci ritorna e alle migliaia di disgrazie umane che mai sono andate via, un veloce vademecum sulle cose inutili da fare a Roma prima dell’Apocalisse.

9) PASSEGGIATA ALLO ZOO ALLA RICERCA DEL BRUTTO CHE ATTRAE

Già passeggiare è attività fondamentalmente inutile e dannosa per qualsiasi sistema nervoso al secondo anno di psicanalisi, figuriamoci sommare tale passatempo all’interno dello zoo di Roma. Ma possiamo unire l’inutile al dilettevole se ci soffermiamo dinnanzi alle gabbie degli avvoltoi e delle iene. Il pennuto ci attrae per la sua inconsapevole bruttezza, con quella coroncina di pelo posta alla fine del collo e dal cranio che pare glabro ma nasconde piccoli peli irsuti. La iena invece colpisce il nostro tradizionale concetto di bellezza con la forma della schiena, curva ma curva male, come se fosse disegnata con il goniometro che non abbiamo mai usato e per questo storto e spezzato. Ecco, la visone di questi due straordinari animali ci riconcilia con il concetto di brutto, che alla fine è molto più sensuale e interessante del bello.

8) IL BUCO SUL NULLA

Sul colle dell’Aventino possiamo trovare la famosa serratura del Priorato dei Cavalieri di Malta: appoggiando l’occhio sul buco che dovrebbe ospitare la chiave possiamo ammirare sullo sfondo la basilica di S.Pietro. Mai attività umana è stata più insulsa, ma squadroni di turisti accorrono a gettare il bulbo oculare proprio lì. Questo ci è utile e ci aiuta a riflettere su quanto Santa Romana Chiesa è all’origine di comportamenti che di umano hanno ben poco. O tutto.

7) L’INSEGUIMENTO DEL SUPPLÌ PERDUTO

Il luogo principe oramai smarrito, dove le anime si incontravano e sviluppavano i futuri sospiri sensuali, erano le rosticcerie. Tra fumi d’arrosto e visioni di lasagne, loro i supplì, svettavano sui fritti. Si usciva da quei modernissimi templi del baccanale perduto armati di vassoietti incartati e si correva a casa a donare il succulento contenuto: la divinizzazione del supplì. Croccanti all’esterno e morbidi come una bocca di fanciulla in fiore, invitavano al peccato lussurioso della gola. Poi la mozzarella che filava dall’interno, un cuore con l’orgasmo perenne, raggiungeva l’esofago in calore. E adesso? Nulla più. La ricerca del supplì perfetto è la vera novità per tutti i nottambuli che hanno tempo da perdere. Esiste? Non esiste? Voi provateci. Tanto non avete nulla di meglio da fare.

6) IL RADONÈ SPERICOLATO SULLE FREQUENZE UHF

Questo è il tempo del digitale terrestre, del satellite e della televisione su banda larga. Tutte cose noiosissime che non ci permettono più l’audace ricerca di canali televisivi a noi oscuri sulle frequenze uhf o vhf. Altri tempi direte voi. Altro vita ribatto io. La ricerca dell’estetica a me oscura era uno tra i compiti che mi ero prefissato durante la mia maladolescenza. La fine degli anni settanta, con l’avvento delle televisioni libere, apriva dinnanzi al mio cuore sterminate praterie da contaminare. La notte, quando era bella fonda e scura, ci si alzava senza far rumore e si raggiungeva l’oggetto del desiderio, il televisore. Lì si cominciava la dura e spasmodica ricerca di frequenze occupate da canali televisivi oscuri e immotivati, che però diffondevano il verbo dell’amara trasgressione. Altro che il girovagare sulla rete di oggi, dove il sesso è esposto seguendo i principi dei signori dell’Auchan, tutto catalogato e bello messo in mostra. Allora si doveva ricercare con calma e giudizio, fantasticare sul proseguimento delle immagini trovate e sperare che il nonno con la prostata in fiamme non si alzasse improvvisamente per trovare il beneficio sperato. Ora se volete, potete riprovare l’emozione di quelle esperienze, magari sperando che la retina dell’immaginario catodico abbia conservato la memoria di se. Da provare assolutamente.

5) LA PESCA CON LO IACCO AL PESCE GIGANTE

Il Tevere non è solo quell’ammasso giallo e melmoso che sembra. Anche attorno a lui si sono generate leggende e hanno preso forma i miti più disparati. Pesce serpenti, simil draghi che si nutrono di gatti e ratti, mostri di fiume dalle sembianze umanoidi. Tra questi c’è il pesce gigante, che pare ancora oggi si aggiri dalle parti del ponte Sublicio. Armati di iacco, che è la tecnica più insulsa e demente della pesca d’ogni tempo, potete provare quei brividi che la vita avara vi nega da sempre. Gambe in acqua e via! E se il fango vi risucchia verso una morte lenta e orribile, potete sempre sperare in un bel servizio del tg3 regionale. I vostri parenti avranno almeno qualcosa da raccontare di voi.

4) L’ASSEMBLEA DI CONDOMINIO A CASO

Il carattere dei romani si esprime al meglio quando il soggetto indigeno è circondato da almeno tre persone. Quando sono superiori a 20 è la sublimazione della romanità. Millantatore, autoironico, volgare, senza Dio, poeta, vigliacco con audacia, romantico, gran fornicatore di cose e/o persone, nonché imprudentemente malinconico. Ecco il carattere del romano. Per trovarlo all’opera basta infilarsi in qualche assemblea di condominio, magari con la delega rubata ad una vecchia che passava da lì; si apriranno mondi sognati solo dopo la lettura di Verne o Salgari, pezzi di vita strappati che quelli di Cronaca Vera vi parranno noiosi o inconcludenti. E l’applauso esploderà dalle vostre mani

3) SULLA FLAMINIA A PIEDI VERSO IL NORD

Non può non mancare un rapido sguardo alle vie che escono da Roma e, un tempo, portavano in città. Oggi vengono usate quasi esclusivamente per uscirne, per fuggire e abbandonare la necropoli fatta capitale. La peggiore è la Flaminia e meglio si adatta al nostro bisogno. La strada si snoda dal centro della città e rapidamente arriva a lambire il cimitero di Prima Porta, luogo stracolmo di cadaveri in rapida decomposizione. Questa è già un segno intellegibile della forma intellettiva che compone gli abitanti che vivono attorno ad essa. La marcia a piedi sulla consolare diventerà via via più costrittiva e disdicevole, questo perché il sapore della menzogna e dello sfruttamento del prossimo, attività principe dei residenti di tale stradone, e un senso di versamento del contenuto gastrico sarà inevitabile. Se però siete caparbi e riuscite e raggiungere i dintorni di S.Oreste, avete raggiunto la meta. L’olezzo di tradimento sarà insostenibile e la nostalgia per la mancata visione del suicidio di Giuda Iscariota diverrà insopportabile. Per sostenere tutto questo vi consiglio di orinare sui bordi della Flaminia e nascondere i vostri averi lontano dalle meretrici che abitualmente vivono in quei luoghi.

2) LA SERENATA INOPINATA

L’amore e il sesso a Roma tra romani (non tra calabresi e romani o tra pugliesi e calabresi a immigrati, lì non funziona) è vissuto da sempre in modo romantico (nel senso di tragico) e decadente. Se non c’è sofferenza non esiste l’amore vero. Di conseguenza se non c’è orgasmo da svenimento non è possibile parlare d’anima gemella. Per capire questo è necessario partecipare ad una serenata, ancora in uso tra la popolazione a basso reddito e attendere. Se l’amato o l’amata manda a fare in culo il serenando allora è vero amore. Si può scommettere ed è meglio del Gratta e Vinci.

1) LA POMICIATA A SANGUE SUL BUS NOTTURNO

Se abbiamo capito bene tutti gli otto punti precedenti allora è possibile mettere in atto la cosa più inutile da fare a Roma prima dell’Apocalisse. Serve innanzi tutto la persona amata, in caso contrario non funziona. Quindi amanti, scopamici e compagnie casuali sono fuori gioco. Tutti gli altri possono provare l’emozione principe che solo la città eterna può offrire. Il notturno non ha nulla di romantico. L’umanità disperata che lo frequenta vi getterà subitamente nella disperazione e la vostra pietas si getterà in ginocchio e cadrà nella costernazione. Non vi resterà che avvicinare le labbra al vostro amore e abbandonarsi ad un petting all’ultimo sangue. Da capolinea a capolinea minimo saranno tre orgasmi. Garantito.

Roberto Giannotti