Affinità (poche al dire il vero) e divergenze (queste assai di più) tra lo scrivente me medesimo e l’Italia

SottoScritto

Le cattive notizie arrivano in un battibaleno, neppure il tempo di respirare e un toc toc acido e violento ti catapulta giù dal torpore quotidiano. Quelle buone, di notizie, ci mettono di più, gonfie e tronfie di affettuosità sospette, si muovono pigre e claudicanti, annoiate nel raggiungerti, immaginando la faccia instupidita del prescelto dal fato: loro odiano essere messaggere di letizia, poiché non comprendono, perché e percome, nessuno porti mai buone notizie a loro. Quindi un meccanismo di invidia si accelera all’improvviso, l’odio scontroso si mescola all’ingranaggio del vivere et voilà! la merda persevera il suo colare nelle nostre striminzite anime. Quindi il mio scoprire che tra il me medesimo e la tristissima Italia esiste un fuoco fatuo di affinità, non riesco ad interpretarlo come positivo o negativo. Del resto esiste anche una terza categoria di notizie, quelle ne buone ne cattive, mezze mezze di mestizia e malignità e credo che, quella che il Padreterno mi consegna tra bollette e atti d’amore di agenzie preposte alla sofferenza altrui, sia una di quelle. Notiziola da pagina 11 in basso a destra, trafiletto che nessun ufficio stampa malpagato ritaglierà mai: io medesimo e l’Italia siamo dei pesci, inteso non come genere animale ma come segno zodiacale. Ora, a dire il vero, tra il maschio dei pesci e la femmina del medesimo segno esiste una differenza profonda: la femmina é piagnucolosa e portata alla catastrofe del piagnisteo perenne, mentre il maschio é un concentrato di fatalità e sprezzo del coraggio nel ficcare la testa sotto tre strati di sabbia. Ma l’Italia é di genere maschile o femminile? Per come la l’interpreta la Storia, l’Italia é trans da sempre, un misto di culture uguali e contrarie, zuppa incolore di ormoni inodore. Ma ahimé anche me medesimo nasconde una mescolanza di generi sessuali da far invidia al pornoshop sotto casa: sono una lesbica racchiusa in un corpo d’uomo (d’ometto forse é meglio) che sbatte perennemente la testa contro l’imprinting sentimentale della personalissima vita, illudendosi che la relazione omeopatica sia alla fine vissuta. E allora? Cosa unisce il me medesimo qui presente all’assente Italia? La creatività tanto cara alla tradizione del segno zodiacale? Il profondissimo desiderio sessuale che spesso sfiora il codice penale? Oppure, come riporta il Maestro Branco, l’attitudine alla generosità e alla vita artistica? Non ci siamo, l’affinità va ricercata nel profondo, nelle viscere tenebrose e contorte che non si intravedono affatto tra le nebbie che celano gli avanzi d’anima. Prevedo una ricerca inutile, appiccicosa come il miele finto che accarezza i biscotti del discount. Mi concentro, faccio una rapida giravolta nel repertorio della mia vita e sfoglio ad occhi chiusi la storia d’Italia che quei vecchi e rancorosi storici non hanno mai raccontato: l’Italia è stata tutto senza essere mai niente. Finache gasparriana. Come me: pop e antipop. Antitaliana consapevole di non esserlo. Minestrone da servire freddo: ma tutti hanno già digerito

Roberto Giannotti